Napoli, insieme a Palermo, è meta imperdibile per il cibo da strada italiano. Meno male perché, se volete perdervi tra le stradine del centro, almeno fatelo con la pancia piena. Il cuoppo nasce proprio per questo: di nome significa cono, di fatto è la quintessenza del fritto nel cartoccio – quest’ultimo in “carta di paglia”, tradizionalmente ricavato dalla macerazione delle fibre vegetali. Le varianti locali sono tante, e in giro troverete cuoppi di terra (con verdure pastellate, mozzarelline e polenta fritte) e cuoppi dolci, soprattutto a base di mini zeppole. Tuttavia Napoli fra tante cose è soprattutto un porto, e per questo motivo ci sembra doveroso consigliarvi più degli altri il cuoppo di mare.
Il cono ripieno di totani, alici, gamberi, seppioline e tutto il corredo di pescato povero del giorno è una delle specialità più tradizionali della città. Ne “Il Ventre di Napoli” (1884) Matilde Serao lo descrive così: “Dal friggitore si ha un cartoccetto di pesciolini che si chiamano ‘fragaglia’ e che sono il fondo dei panieri dei pescivendoli”, e si possono avere per “un soldo, quattro o cinque panzarotti, vale a dire delle frittelline in cui vi è un pezzetto di carciofo, o un torsolino di cavolo, o un frammentino di alici”. Un fritto povero ma delizioso, da alleggerire giusto con una spruzzata di limone e una spolverata di pepe.